Tutti conosciamo la plastica per le sue forme e il suo stile unico. Oggi però si tende a rivalutare il suo utilizzo cercando alternative green. Ma qual è la sua storia e cosa si fa oggi con la plastica?
Storia della plastica
La plastica nei primi tempi nasceva come celluloide, poi PVC diventando nylon e ha avuto il suo grande successo nelle mani dei soldati americani. La tipologia che si conosce maggiormente adesso è stata introdotta nel secondo dopoguerra, anche se i suoi polimeri hanno avuto una prima introduzione già a fine ‘800.
Arrivando a metà ‘900 la plastica arriva ad essere conosciuta da tutti, vista la novità e le tantissime forme che poteva adottare. Una prima variante è quella con resine e formaldeide con aggiunta di melanina (conosciuta come Fòrmica, ancora in produzione). Secondariamente però ecco arrivare anche il polietilene – PET – utilizzato per gli alimenti e le bevande sin dal 1970.
In tema arredamento, gli anni ‘60 vedono la plastica come un grande alleato e si arriva man mano sino all’epoca attuale con lo sviluppo di varianti chiamati Tecnopolimeri. Cosa significa? Si parla sempre di plastica ma in questo caso hanno una caratteristica tecnica che la porta ad essere resistente al caldo nonché la freddo sino agli urti. Questa particolarità rende la plastica superiore a ceramica e metalli considerati speciali.
Le plastiche che vengono prodotte sono oggi ancora sviluppate con materiali fossili – carbone, gas e petrolio – con emissioni che hanno compromesso la salute del Pianeta Terra. Una produzione di plastica notevole, per esempio nel 2016 si sono contate 8,4 milioni di tonnellate di questo materiale solo nella UE.
La plastica può essere biodegradabile?
È bene considerare il fatto che in questi ultimi 10 anni sia stato attuato un piano di riciclo della plastica, arrivato anche all’80% con la posizione dell’Italia superiore agli altri Paesi, si rende necessario trovare una soluzione adeguata.
Le industrie si sono poste il problema di avere una tipologia di plastica che potesse essere biodegradabile, comunque durevole e resistente per tantissimi utilizzi dall’arredamento alla conservazione degli alimenti. Tra i materiali alternativi che sono stati presi in considerazione ci sono il mais, la canna da zucchero – la barbabietola e anche gli scheletri dei crostacei oppure insetti. Tutta questa lavorazione consente di ottenere un materiale riciclabile, sostenibile con minori emissioni di Co2, ma con un utilizzo identico al precedente senza notare differenze.